Patologie: Ipovisione e Riabilitazione Visiva
Ipovisione e Riabilitazione Visiva
Ipovisione è quella condizione di deficit visivo che non permette a un determinato individuo il pieno svolgimento della sua attività di vita sociale e lavorativa e il perseguimento delle sue esigenze ed aspirazioni di vita.
Le ricerche epidemiologiche evidenziano che il rischio ipovisione è correlato in primis all’avanzamento dell’età anagrafica, ma anche alcune patologie concorrono (anche in età giovanile) all’insorgere di questa condizione sociale poco conosciuta e poco riconosciuta.
Quando il deficit è centrale:
Alcune malattie oculari provocano un deterioramento della parte centrale retinica: la macula. Quando quest’area viene compromessa irrimediabilmente, la capacità visiva per lontano diviene indistinta e le possibilità di lettura per vicino risultano ridotte.
Tuttavia, viene risparmiata la parte retinica periferica che consente una visione laterale del campo visivo utile per muoversi con discreta autosufficienza. È questa la condizione visiva dell’ipovedente, cioè di quella persona che ancora conserva una residua capacità visiva indispensabile per una certa autonomia.
Tuttavia queste persone sono angosciate per l’assoluta impossibilità di leggere, anche stentatamente.
In effetti, in molti pazienti che hanno subito un grave ed irreversibile deterioramento della capacità visiva, qualcosa può essere fatto, nel senso di una riabilitazione che mira, mediante l’utilizzo di sussidi ottici, non ottici, elettronici e computerizzati, a rieducare alla visione mediante le aree retiniche adiacenti a quelle deteriorate dalla malattia.
Frequentemente si crede che sia dannoso usare a lungo gli occhi, impegnandosi in una lettura molto ravvicinata. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che chi ha una vista debole generalmente avvicina lo scritto agli occhi.
In realtà le persone con la vista debole o compromessa, per poter sfruttare al massimo il residuo visivo, “devono” tenere il testo di lettura molto vicino agli occhi e non è vero che questo modo di fare indebolisca la vista.
Molte persone ipovedenti imparano pertanto ad usare la loro vista residua proprio leggendo a distanza ravvicinata, impiegando lenti molto forti e muovendo appropriatamente il testo anziché gli occhi e la testa. In questo modo si legge utilizzando le zone retiniche sane.
Seguendo un corretto percorso di riabilitazione visiva con gli ausili ottici adeguati, si può riacquistare una velocità di lettura funzionale alla comprensione dei testi e alla gestione autonoma delle proprie attività quotidiane.
È importante sottolineare che rimanere inattivi per lungo tempo, per paura che l’impegno visivo possa portare ad un peggioramento, non è assolutamente corretto.
Un eventuale peggioramento dovuto all’evoluzione della malattia non è correlabile con l’impegno visivo richiesto durante il percorso riabilitativo.
Quando il deficit è periferico:
Ci sono poi pazienti ipovedenti che si trovano nella condizione opposta rispetto a quella sopra descritta: ovvero mantengono la visione centrale intatta, ma perdono la visione periferica. E’ come se queste persone vivessero guardando attraverso il buco di una serratura.
Questo compromette le attività di mobilità autonoma. Esistono strategie e ausili per migliorare le proprie autonomie anche quando si perde la visione periferica per esempio in conseguenza ad una retinopatia pigmentosa oppure in conseguenza ad un danno da glaucoma.
La forma più efficace di questi esercizi per pazienti ipovedenti si realizza in stretta collaborazione con l’oftalmologo e tecnici specializzati nella riabilitazione visiva.
Chi è l’ipovedente?
Ancora oggi le persone con la vista menomata vengono considerate cieche o vedenti a seconda di chi le osserva oppure di quanto essi stessi si attribuiscono. Sono invece i minorati visivi che devono capire e far capire chi sono e come vogliono essere considerati.
È importantissimo che essi descrivano ai vicini (ad es. famigliari, amici, colleghi, ecc…) cosa vedono e cosa non vedono, quando vedono e quando non vedono, quali sono le loro esigenze di illuminazione, di mezzi ottici e quale grandezza di testo riescono a leggere.
Prima di stabilire questi elementi in modo corretto è importante accettare se stessi come persone affette da una minorazione visiva. È essenziale che una persona ipovedente impari ad usare gli occhi e gli ausili al meglio.
Costanza pazienza e buona volontà possono elevare notevolmente il grado di autonomia e di qualità della vita della persona ipovedente.
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